Soldati del Kaiser colpiti dal fulmine
Il drappello di soldati del Kaiser, guidato dal colonnello Kurtz, era composto da cinque tra i migliori alpinisti dell’epoca.
I loro nomi si sono perduti nei ricordi della Storia.Tutti, tranne quello di Wilfred Keller.
Sorpresi da una tempesta elettrica a 700 metri dalla cima del K2, i soldati del Kaiser furono salvati da una curiosa combinazione elettrochimica.
Nella neve era misteriosamente disciolta una quantità elevata di tetrapenturio, un sale dalle capacità isolanti sorprendenti.
Sottoposto ad una elevato voltaggio, il sale reagisce formando una gabbia di faraday retroattiva. Vale a dire, più o meno, che un cristallo di tetrapenturio colpito da una scarica, reagisce provocando una microdistorsione temporale (dell’ordine dei 15 picosecondi) riavvolgendo il tempo e generando un campo elettrico uguale e contrario a quello della saetta annullandone l’effetto.
I soldati del Kaiser, colpiti dal fulmine, si trovavano su di una vasta estensione di neve drogata di tetrapenturio e rimasero tutti illesi. E tutti dimenticati. Fatta eccezione, si diceva, per Wilfred Keller.
Wilfred si era separato dagli altri e si era seduto su di una roccia che affiorava nelle neve (gli era sembrato di vedere una strana creatura, nascosta in un anfratto) quando rimase fulminato da un ramo secondario.
Non morì ma cominciò a comportarsi in maniera bizzarra.
Prima di tutto fu sbalzato ad una settantina di metri dal drappello e finì in un banco di nebbia: per colpa della carica elettrostatica la nebbia gli si incollò addosso isolandolo alla vista dei commilitoni che lo credettero vaporizzato dai megavolt del lampo.
Il fulmine scisse la sua personalità in quattrocento caratteri diversi compresi quelli di una prostituta di Bombay ed un integralista cattolico francese che iniziarono una furiosa battaglia per il predominio psicologico sul fragile inconscio di Wilfred; battaglia condotta a colpi di esorcismi, litanie e furibondi assalti sessuali.
Il corpo di Wilfred si disinteressò della faccenda e cominciò a mutare colore come farebbe un camaleonte fuori posto: bianco sulle rocce, variopinto sulla neve.
L’elmetto da soldato, quello a punta, si mise a trasmettere operette tedesche in onda media. Il fenomeno fu rilevato solo sessant’anni più tardi quando l’onda radiofonica riemerse dal ghiacciaio in cui era rimasta intrappolata (per colpa, ancora, del sale di tetrapenturio) creando sconcerto nelle stazioni radiofoniche dell’India settentrionale.
I soldati del Kaiser (colpiti dal fulmine) ridiscesero a valle senza Wilfred. Lui era arrivato fin sulla cima sfiorando a stento una valanga con dentro un alpinista.
Con le idee ancora un po’ confuse si sfilò l’elmetto e con la punta metallica incise sulla roccia di uno sterminato costone, a lettere cubitali, una frase che secondo lui riassumeva bene tutta la faccenda.
La frase era la seguente:
A protezione della cima, i monti si dispongono alla guerra chiamando a se il furore elettrico delle nubi peggiori. (W.Keller)
La frase l’ho scoperta io, la settimana scorsa, guardando le foto di un satellite.
Ma Keller non c’era già più.