Senza fili

wireless Respira a fondo, non c'è campo ma ce la puoi fare lo stesso.

Non me l'aspettavo: lasciatomi alle spalle l'ultimo paese, al primo tornante verso il passo, mi è preso il panico da disconnessione.

Cosa penserà Sara? Dal mio ultimo segnale in Twitter avrà letto il mio "esco adesso dall'ufficio" e poi nient'altro. Che idiota, avrei dovuto almeno mandarle un SMS prima della galleria mentre attendevo il verde.

Week-end in malga, completamente off-line, bella idea! Non c'è campo, non c'è campo, sporgo il braccio dal finestrino in cerca di una misera tacca. Il Blackberry tace, beffardo, glaciale. Niente. Calma piatta, etere inerte, aria sottile, impossibile trasmettere, impossibile ricevere. Ora non esisto più, da ora (è ufficiale) io non sono.

Certo, restano le mie tracce. L'ultima mail spedita al cliente con il preventivo allegato. E' venerdi sera ma potrebbe averla anche già letta e la sua risposta magari si trova già nella mia casella ed io non posso vederla fino a lunedi.

Il post su Facebook, qualche riga di log su Meetic (se lo sapesse Sara, che bazzico i siti per single, mi spellerebbe vivo) chissà se lory77 ha risposto...

L'uscita dall'ultima cella GSM: sono sicuro che nei meandri di qualche sistema ci sarà un'indizio di questa mia sparizione dal mondo, della mia morte sociale.

E si che ci era promessa una vita meravigliosa, un'esistenza senza fili. La possibilità di poter essere connessi a piacere, liberi di decidere come, con chi, quando e sopratutto dove. Superumani, onniscenti, sovracollegati, onnipresenti, immanenti come divinità.E forse lo siamo. Ma che fatica essere Dei, sovraintendere alla nostra disponibilità sempiterna, raggiungibili sempre e comunque almeno con un trillo, una richiesta, un ping.

L'estasi del wireless ci ha ubriacati di possibilità: muoversi nello spazio liberi dai fili eppure sempre collegati, proiettati in una nuova dimensione dell'IO, tutta affidata all'etere, sorretta da onde invisibili.

Libertà 2.0: il carcere perfetto, quello da cui non si vuole più fuggire credendo di essere già fuori.Senza sbarre, senza pareti, senza fili: eppure prigionieri.

Iperventilazione. Chissà se respirando a fondo, molto a fondo, non riesca a mutarmi in antenna ipersensibile per scoprire se giù nel mondo qualcuno chiede ancora di me.