Una vita in MP3
Vrrei prvare a scrvere 1 csa ometndo prte dele lettre ke compngon le prole. Il snso gnerale dela frse rsta + o – lo stsso. Fino a qi ci siete arivti ma immgino ke se dvessi cntinuare x 1 altro pragrafo vi verrebbe il ml di tsta. Insmma: un libro skritt kosi nn lo comprerbe nsno. Al msm va bn x un sms.
Eppure la musica in MP3 la ascoltano tutti e più di qualcuno è disposto vedersi nel salotto di casa un film in DIVX con il video squadrettato e l’audio tirato giù al cinema con il registratore con tanto di rimbombo della sala e commento “live” del vicino di poltrona.
Si vive una vita in compressione, una vita in cui è l’accumulo a guidare le scelte, anche parte di quelle culturali. Non importa come si ascolta, vede, gusta o vive ma sopratutto quanto. Da amanti del cinema e della musica siamo indotti a diventare collezionisti di canzoni e di film stipati in memorie digitali, accatastati uno sull’altro, sgomitanti fra i bit, (iper)compressi per fare spazio ai prossimi immancabili arrivi. Siamo disposti a rinunciare a (buona) parte della qualità riproduttiva di un’opera a patto di poterla archiviare e gestire comodamente: succede per la musica e per i film. E’ un compromesso accettabile a patto di riconoscerlo come tale. Il guaio è che il paradigma di riferimento scivola tristemente in basso e questa logica "rinunciataria" pervade altri aspetti del modus vivendi contemporaneo.
Ci stiamo abituando a sentire male, a rinunciare ai dettagli, a vedere in piccolo, ad accontentarci del nostro ristretto privato di piccoli collezionisti di bit, a mangiare light ... pur di mangiare di più. L’audio ed il video compressi sono un surrogato dell’opera originale. Si può goderne comunque, sia chiaro, a patto di sapere che dall’auricolare gracchiante ad un impianto audio dignitoso c’è da colmare una distanza piena di soddisfazione.
Ecco, mi piacerebbe si riuscisse a lavorare sul desiderio di questa distanza.
Sul desiderio di ascoltare bene, di vincere la pigrizia domestica per tornare al cinema, di godere della pienezza di poche cose di qualità impeccabile piuttosto che di tutto questo rumore a basso costo, di viaggiare meno ma più a lungo, di avere scaffali meno affollati di merce tutta diversa e tutta uguale.
Come posso dire: di avere meno cose da contare e più cose che contano.